domenica 26 agosto 2012

Il cassetto delle posate

Domenica di fine estate torrida, dall'angolo di mondo dal quale scrivo.
Lo spicchio di sole che investe metà Italia passa dritto dritto dalla mia finestra.
Considerazioni:
la serata di ieri si è conclusa malamente. I miei di là in cucina a vedere un film che avrei voluto vedere anche io, solo a un tono di decibel decisamente più basso. Tutto è amplificato, lo schermo è maxi, il volume è il massimo, come se la qualità passasse dalla misura. Che poi è una fortuna che amino i film d'amore o le commedie, che se preferissero i film d'azione o i polizieschi, dopo due minuti ci troveremmo la polizia sotto casa al grido: arrendetevi e gettate le armi che siete circondati!
La telefonata del contabile arenatasi su una discussione a proposito di posate conclusasi con uno sbrigativo "buonanotte". La diatriba verteva sul coacervo anarchico degli indistinti che è il cassetto delle posate della sua cucina e che tra qualche giorno sarà anche la mia. La fortuna, nel senso di sorte (definirla buona è dubbio), ha voluto che convergessero in quel cassetto posate da molte case diverse, epoche diversi, gusti diversi. Io lo aprirò e mi troverò ogni mattina a scegliere la meno peggio, come fare un concorso di bellezza tra i cessi, dopo un po' ti abitui.
Lo ammetto, in materia di cucina, tavola, igiene, etichetta, io sono un po' esigente, questa presa di coscienza non mi induce a declinare per niente a quelle che mi sembrano conquiste di civiltà, fermo restano poi che l'amore per il decoro è amore per se stessi.

Odio le posate con l'impugnatura di plastica. O di legno, o di qualsiasi altro materiale che nel corso tempo deteriorandosi potrebbe lasciare un diastema nel quale si inserisca la sporcizia.
Odio che a tavola vengano messe posate diverse per i vari commensali, anche se si è solo in 2, ma mi è assolutamente indifferente che siano dell'Ikea, di design o del mercatino rionale.
Odio i bicchieri della Nutella, le pentole di teflon graffiate, i piatti crepati e i tovaglioli di carta poveri, le tovaglie sporche, gli strofinacci sudici.
Odio la gente che tocca il cibo con le mani, esclusa la pizza, odio stare a tavola con i maleducati.
Non è un semplice odio, è più voglia di alzarmi e andarmene.
Come dire: ok, non condividi le regole di correttezza, bene, mangia da solo (e strozzati).
Nel mio paradiso ci sono posate d'argento, come quelle che hanno miei e tovaglie di fiandra tessute due volte.
No, non sono una snob. Non sono una ricca viziata, queste cose nella mia vita sono arrivate dopo tanti anni in cui davvero avevo poco e niente e quel poco me lo preservavo con tutte le mie forze.
Proprio per questo non voglio tornare indietro.

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